si chiedono le dimissioni del governatore leghista
L’inchiesta, iniziata nel 2012, è quella per le spese sostenute con i fondi dei gruppi consiliari regionali e ha coinvolto 56 consiglieri per le ipotesi di peculato, truffa e finanziamento illecito ai partiti
di Silvia Tozzi
TORINO | Il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota è stato rinviato a giudizio nell’inchiesta su Rimborsopoli con altri 39 consiglieri. Archiviate le posizioni di Fabrizio Comba, Giampiero Leo, Gianluca Vignale, Fabrizio Biolè, Davide Bono, Eleonora Artesio, Antonino Boeti, Davide Gariglio, Stefano Lepri, Giuliana Manica, Angela Motta, Rocco Muliere, Aldo Reschigna, Gianni Ronzani, Gianna Pentenero, Mercedes Bresso, Monica Cerutti. La posizione di Luca Pedrale è archiviata solo per le accuse in concorso con Comba, Leo e Vignale, non come capogruppo, quindi il suo nome è anche fra quelli delle richieste di rinvio a giudizio.
LE SPESE | L’inchiesta, iniziata nel 2012, è quella per le spese sostenute con i fondi dei gruppi consiliari regionali e ha coinvolto 56 consiglieri per le ipotesi di peculato, truffa e finanziamento illecito ai partiti.
BRESSO | Archiviata la posizione di Bresso, perché i servizi foto e video commissionati in campagna elettorale sono stati usati per il sito web del gruppo e quindi potevano rientrare nelle spese concesse. L'ex governatore si è detta «contenta di essere riuscita a chiarire la mia posizione. Stiamo vivendo la pagina più brutta per l’istituzione regionale: una Regione umiliata da un presidente eletto illecitamente e ora rinviato a giudizio per spese personali a carico della collettività. Mi domando cos’altro deve succedere per costringere Cota a staccarsi dalla poltrona?».
CAROSSA | Mario Carossa, capogruppo della Lega Nord, ha commentato: «Andiamo avanti convinti di dimostrare la correttezza del nostro comportamento davanti al gip».
Giovedì 16 gennaio 2014