sono stati gli stessi Vendola e Assennato a chiedere di essere interrogati
«Siccome sono il presidente della Regione Puglia, è giusto che chini il capo e venga a difendermi nelle sedi opportune, come fanno i normali cittadini»
di Silvia Tozzi
TARANTO | Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, è stato interrogato per oltre sei ore nella caserma della Guardia di finanza di Taranto nell’ambito dell’inchiesta sull’Ilva per disastro ambientale. Vendola è indagato per concorso in concussione aggravata.
L’INCHIESTA | Il governatore pugliese e leader di Sinistra Ecologia Libertà è iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di concorso in concussione aggravata nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. Nella stessa caserma, ma separatamente, è stato sentito anche il direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, accusato di favoreggiamento personale nei confronti di Vendola. Assennato è accusato di favoreggiamento personale perché avrebbe negato, quando è stato sentito come teste dagli inquirenti, di aver ricevuto pressioni dal governatore per favorire l’Ilva. Stesso capo di imputazione contestato a Massimo Blonda, direttore scientifico di Arpa Puglia, che però all’ultimo momento ha rinunciato all’interrogatorio. Sono stati gli stessi Vendola e Assennato a chiedere di essere interrogati dopo che il 30 ottobre scorso è stato loro notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Secondo la Procura, nel 2010 Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale dell’Arpa Puglia, Assennato, per «ammorbidire» una relazione sugli elementi inquinanti prodotti dall’Ilva, ipotizzando una mancata riconferma dello stesso Assennato ai vertici dell’Arpa regionale.
IL COMMENTO | Ha commentato: «Per me era un dovere e anche una necessità, una impellenza morale farmi interrogare da questa Procura. Non ho sinceramente nulla di cui vergognarmi per quello che ho fatto per amore della città di Taranto».
I SOSPETTI | «Era giusto che i sospetti fossero affrontati, guardati, che i sospetti potessero essere allontanati. Spero di essere stato all’altezza di un compito molto difficile qual è quello di esercitare, in una fase come questa, una difesa che, per quanto mi riguarda, non è solo la difesa di Nichi Vendola. Si tratta della difesa di nove anni di storia della Regione Puglia. Siccome sono il presidente della Regione Puglia, è giusto che chini il capo e venga a difendermi nelle sedi opportune, come fanno i normali cittadini».
Martedì 24 dicembre 2013