ribadisce che è stata minacciata, che è una montatura contro di lei
Grande il disappunto del presidente dalla Corte d’assise d’appello di Firenze, Alessandro Nencini: «Non sono dichiarazioni spontanee»
di Silvia Tozzi
I MOTIVI | Ha scritto: «Non sono presente in aula perché ho paura. Ho paura che la veemenza dell’accusa vi impressionerà, che il loro fumo negli occhi vi accecherà». Le accuse, dice, sono «un abuso ingiusto e maligno».
METZ | Nella mail, Amanda afferma: «Meredith era la mia amica. Lei mi era simpatica, mi aiutava, era generosa e divertente. Non mi ha mai criticata. Non mi ha mai dato neppure un’occhiataccia». Per lei, l'accusa ha «deformato i fatti. Nel periodo breve che Meredith e io eravamo coinquiline e amiche non abbiamo mai litigato».
MINACCE | In questura sarebbe stata minacciata: «Mi hanno mentito, urlato, minacciata, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che non avrei mai più visto la mia famiglia se non avessi ricordato cos’era successo a Meredith quella notte».
LA SENTENZA | La corte d’Assise d’Appello si riunirà in camera di consiglio il 15 gennaio e in serata dovrebbe arrivare la sentenza. Il pg Crini nel corso della requisitoria ha chiesto 26 anni di condanna per entrambi gli imputati e per Amanda Knox in aggiunta la condanna anche a 4 anni (di cui 3 già definitivi) per calunnia aggravata nei confronti di Patrick Lumumba. Alle richieste di queste pene si è associato ieri anche l’avvocato Francesco Maresca, il legale del collegio difensivo della famiglia della giovane studentessa inglese assassinata la sera del 1 novembre 2007 nella sua casa di Perugia.
Mercoledì 18 dicembre 2013