Un costo del lavoro insostenibile, con una pressione fiscale da record

I ristoratori bolognesi in serrata

contro tasse, governo e associazioni

«Associazioni di categoria e classe politica non sono state in grado di recepire le nostre difficoltà e istanze», dicono i ristoratori emiliani

di Silvia Tozzi

Serrata
Serrata

BOLOGNA | Sono ventisei i ristoranti di Bologna e della provincia che ieri hanno tenuto le serrande abbassate e i cui proprietari si sono recati davanti alla sede della Regione Emilia Romagna per protestare contro l’eccessiva pressione fiscale.

LA SERRATA | Le ragioni sono legate alla pressione economica: «Subiamo una situazione che ci impedisce di restare aperti», spiega Mario Ferrara, chef e imprenditore dello storico ristorante Scacco Matto di Bologna. Si vuole stigmatizzare la situazione finanziaria cui è soggetta la totalità degli imprenditori che operano nel campo della ristorazione.

IL MANIFESTO | La protesta, si legge nel manifesto, è contro chi ci sta «portando alla fame con una tassazione insostenibile, Tares alle stelle con aumenti fino al 300%, insostenibili per qualsiasi attività, un acconto Ires al 110%, prestito forzoso imposto dallo Stato incapace di far fronte alle emergenze se non spremendo ulteriormente i cittadini, togliendo il futuro ai nostri figli e a intere generazioni. Studi di settore completamente avulsi dal mondo reale, ancorati a calcoli e logiche vessatorie e discriminanti. Un costo del lavoro insostenibile per qualsiasi settore, con una pressione fiscale da record ancorata a criteri illogici di calcolo se non il mero reperimento di denaro. Una burocrazia ormai capace solo di delegittimare e rendere il cittadino osservatore passivo di una politica incapace di ascoltare».

UN PROBLEMA DI TUTTI | «Ci rendiamo conto che queste problematiche sono trasversali a tutti i reparti produttivi e hanno ripercussioni negative su tutta la società, è il paese intero che ne soffre. In molti si stanno muovendo per reagire, anche noi vogliamo e dobbiamo fare la nostra parte. Non è detto che il nostro movimento non diventi nazionale, abbiamo già diversi contatti in tal senso. Speriamo che qualcuno sia disposto ad ascoltarci, altrimenti saremo costretti ad adottare forme di protesta più dure, come sospendere l’emissione degli scontrini fiscali».

PRESSIONE FISCALE | «Subiamo una pressione fiscale che sfiora il 70%: il costo del lavoro è insostenibile, i nostri dipendenti ci costano due volte e mezzo la loro busta paga; i dipendenti anzi abbracciano totalmente la scelta d’azione dei ristoratori, perché conoscono benissimo i sacrifici che fanno quotidianamente per tenere aperti gli esercizi».

LA CLASSE POLITICA | «Associazioni di categoria e classe politica non sono state in grado di recepire le nostre difficoltà e istanze». Quindi, non ci si riconosce in associazioni di categoria né in partiti politici. Non sono stati coinvolti nemmeno Filcams-Cgil, Fisascat Cisl o Uiltucs Uil, i sindacati degli addetti dei pubblici esercizi, giudicati indifferenti «verso i problemi reali».

Martedì 10 dicembre 2013