per l'accusa, hanno scelto di non vedere, quindi sono responsabili
Khieu Samphan, 82 anni, era presidente della Democratic Kampuchea al tempo dei massacri, Nuon Chea, 87enne, era di fatto il numero 2 del regime dopo Pol Pot
di Silvia Tozzi
PHNOM PHEN | Si è ultimato il processo a Khieu Samphan e Nuon Chea, gli ultimi khmer rossi in vita. I khmer rossi tra il 1975 e il 1979 massacrarono i loro connazionali, in Cambogia.
GLI IMPUTATI | Khieu Samphan, 82 anni, era presidente della Democratic Kampuchea al tempo dei massacri ed era una delle rare figure pubbliche oltre la cortina di ferro impenetrabile del Comitato centrale; aveva studiato a Parigi laureandosi in economia e al ritorno fu arrestato per le sue idee comuniste espresse su un giornale fatto chiudere da re Sihanouk. Nuon Chea, 87enne, era di fatto il numero 2 del regime dopo Pol Pot. Fu l’ultimo a consegnarsi dieci anni dopo la liberazione di Phnom Penh dai rossi. Dice: «Mi dispiace per quanti hanno perso le loro vite, ma ciò che è successo fu al di là del nostro controllo… La colpa fu del nostro nemico straniero» (l’America) «In ogni caso nessuno è sempre nel torto o sempre nella ragione». Entrambi si professano innocenti.
LA DIFESA | Il sistema era malato, dicono, e ad esso si sono adeguati. Potevano da soli svuotare le campagne e i campi di prigionia, abolire la divisa nera unisex, gli accoppiamenti arbitrari per eliminare i sentimenti, la pena di morte per chi indossava gli occhiali?
L'ACCUSA | William Smith, uno dei magistrati dell’accusa, ha detto che Nuon Chea e Khieu Samphan «hanno scelto di non vedere gli occhi delle loro vittime. Hanno scelto di non vedere la propria umanità. Questo ha reso più facile per loro, più umano secondo loro, sollecitare, persuadere e ordinare agli altri di compiere il lavoro di uccidere. Se fossero stati testimoni diretti di tale terrore, non avrebbero potuto premere il grilletto, brandire l’ascia, scavare le fosse. Invece hanno dato in appalto la disumanità dei loro ordini, così da potersi sentire più umani. Tutto per la loro inesorabile, spietata visione di creare la società che volevano».
Sabato 2 novembre 2013