nel 2009 l'omicidio della collaboratrice di giustizia
Il sacerdote don Ciotti ai tanti giovani inghiottiti dalle organizzazioni mafiose: «Contribuite a cercare la verità. Noi non vi lasceremo soli»
MILANO | Una piazza gremita di persone, fiori e bandiere. La città di Milano dà l’ultimo saluto a Lea Garofalo la collaboratrice di giustizia uccisa nel 2009, per mano della ‘ndrangheta. Lei che aveva rifiutato la strada dell’omertà e si era opposta alla faida tra la sua famiglia, quella del boss Floriano Garofalo, e quella dell'ex compagno Carlo Cosco ha pagato con la vita il suo coraggio. È stato l’ex convivente a ucciderla e poi a bruciarne il corpo, proprio a Milano. Per il suo delitto, nel maggio scorso la Corte d'assise d'appello di Milano ha confermato quattro ergastoli, anche nei confronti dell'ex compagno della donna, Carlo Cosco.
I FUNERALI DI LEA GAROFALO | Ora a quattro anni dalla sua drammatica morte, la città celebra il suo funerale laico. «É giusto che Lea abbia un funerale dignitoso, ringrazio il sindaco Pisapia, don Ciotti e il sindaco di Petilia Policastro Nicolazzi - ha detto la sorella, Marisa Garofalo. - Avrei preferito che tutta questa attenzione mia sorella l'avesse quando era nel programma di protezione . Questa vicinanza Lea non l'ha mai avuta e fa un pò di rabbia».
LE PAROLE DELLA FIGLIA DENISE | Nel corso dei funerali è intervenuta anche Denise, la figlia di Lea Garofalo. Ha parlato dal luogo segreto nel quale è sottoposta a sorveglianza speciale. «Per me è un giorno triste, ma la forza me l'hai data tu - ha detto la 22enne - se è successo tutto questo è solo per il mio bene e non smetterò mai di ringraziarti. Ciao».
CIOTTI, DONNA ESEMPIO DI CORAGGIO | «Lea ha voluto essere libera e si è liberata da una vita che le era stata imposta», sono le parole pronunciate da don Luigi nel suo intervento ai funerali. «Negli ultimi due anni Libera ha sostenuto Denise nel processo per l'omicidio di sua mamma Lea: volevamo starle vicini, volevamo non lasciare una ragazza di 20 anni sola mentre sfidava il padre e gli zii. Ora desideriamo soprattutto far ricordare la figura di questa donna coraggiosa che ha testimoniato per la dignità di tutti noi, contrapponendosi ad ogni omertà e vogliamo far capire che è stata uccisa perché noi non siamo stati abbastanza vigili». Il prete antimafia si è rivolto «ai tanti giovani inghiottiti dalle organizzazioni mafiose: contribuite a cercare la verità. Noi non vi lasceremo soli»
LE ISTITUZIONI | A trasportare via il feretro sono stati il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, il presidente onorario di Libera, Nando Dalla Chiesa, oltre a due parenti di vittime di mafia. Tra gli applausi, sotto le note di «Ave Maria» di Fabrizio De Andrè, il feretro ha lasciato una piazza Beccaria gremita di persone con in mano i fiori con i colori di Libera.
Sabato 19 ottobre 2013