Disposta la perizia sui resti trovati all'altezza del ponte 3 della nave
Giovanni Iaccarino, primo ufficiale di coperta: «Comunicai la situazione, ritenevo che anche i generatori 4, 5 e 6 dovevano essere ko, poi lo accertai, poi quando vidi l’acqua al ponte zero era tutto perso»
di Silvia Tozzi
ISLA DEL GIGLIO | Finalmente sarebbe stato trovato il corpo di Russel Rebello, il cameriere indiano che resta uno dei due dispersi della Costa Concordia ancora non trovati. Il corpo era all'interno del relitto, all'altezza del ponte 3 della nave e i suoi resti sono in avanzato stato di decomposizione. Tutto fa supporre che si tratti di lui. Rimane ancora dispersa l'ultima delle 32 vittime del disastro, Maria Grazia Trecarichi.
AUTOPSIA | I pm di Grosseto hanno disposto una perizia sui resti umani trovati al fine di verificarne la compatibilità con il Dna prelevato a consanguinei di Rebello.
IL PROCESSO | Intanto prosegue a Grosseto i processo, ha parlato oggi Giovanni Iaccarino, primo ufficiale di coperta, che ha ricordato come la plancia di comando ebbe qualche esitazione al momento dell'urto e ritardò l’allarme generale e l’ordine di evacuazione. Eppure, ha detto l’ufficiale, «dopo dieci minuti dall’urto avevamo perso tutto, generatori diesel, motori elettrici, il quadro elettrico principale: la nave era persa».
IL RACCONTO DI IACCARINO | Iaccarino è un testimone-chiave dell’accusa perché andò a ispezionare di persona i ponti inferiori invasi dall’acqua per riferire al comandante: «Quando dicevo alla plancia che la situazione era grave mi dicevano “ok, ricevuto”, ma non mi davano ordini su cosa fare, così con altri ufficiali proseguivo in autonomia le verifiche ai compartimenti». In plancia regnava la calma, ma ai ponti inferiori l’acqua saliva, non funzionava più niente, «e non sapevamo cosa fare: compresi che stavamo affondando in pochi minuti, era pericolosissimo rimanere».
ERA TUTTO PERSO | Iaccarino fece cinque comunicazioni alla plancia, riferendo il progressivo peggioramento delle avarie e dell’affondamento. L’urto c’era stato alle 21.45. Alle 22, quindi, il ponte di comando aveva gli elementi per sapere già che la Costa Concordia stava per affondare. «Fu il comandante in seconda Bosio a dirmi di andare a vedere sotto, Schettino credo che non si oppose, se no non ci sarei andato. Di corsa feci i controlli in sala macchine. Vidi che i generatori diesel 1, 2 e 3, la centrale elettrica e i Pem, i propulsori elettrici della nave, alimentati dai generatori a diesel, erano allagati. Comunicai la situazione, ritenevo che anche i generatori 4, 5 e 6 dovevano essere ko, poi lo accertai, poi quando vidi l’acqua al ponte zero era tutto perso».
Martedì 8 ottobre 2013