una disfatta per il premier enda kenny e il suo partito fine gael, per l'abolizione

Il popolo irlandese salva il Senato

inatteso risultato al referendum

In favore del Senato si sono espressi il 51,7% dei votanti (la vittoria si è avuta per 42.500 voti). Alle urne si è recato il 39,2% degli aventi diritto, un’affluenza molto più bassa del previsto

di Silvia Tozzi

Enda Kenny
Enda Kenny

DUBLINO | Si è svolto venerdì in Irlanda il referendum per l'abolizione del Senato e, nonostante nei giorni scorsi 33 membri su 60 della Camera alta di Dublino avessero votato a favore della sua scomparsa, la consultazione popolare non ha ratificato la decisione.

IL SENATO RESTA | In favore del Senato si sono espressi il 51,7% dei votanti (la vittoria si è avuta per 42.500 voti). Alle urne si è recato il 39,2% degli aventi diritto, un’affluenza molto più bassa del previsto.

SCONFITTA DEI PARTITI | La coalizione del premier Enda Kenny, che aveva proposto di cancellare il Senato, ritenuto inutile e costoso, e che reputava che oltre il 60% gli elettori fosse a favore dell’abolizione, ha sbagliato a interpretare i desiderata degli irlandesi. Per il no erano i repubblicani del Fianna Fail, oggi all’opposizione; il partito reputava che la campagna del premier e di Fine Gael fosse populista laddove prometteva risparmi milionari. Kenny si è detto deluso dai risultati «anche se questo non toglie che resta il bisogno di cambiamento e riforme ed è mia intenzione rendere il Senato una istituzione che contribuisce in modo effettivo alla vita democratica».

IL SENATO | Il Seanad è formato da 60 membri che non vengono eletti direttamente dai cittadini ma da un corpo elettorale formato da senatori uscenti, deputati e rappresentanti locali, oltre ai membri nominati dal primo ministro e dalle università. L’assemblea ha una funzione legislativa molto limitata rispetto alla camera Bassa, il cosiddetto Dail Éireann. Il suo funzionamento costa 20 milioni di euro l'anno e la sua abolizione era tra i punti centrali del programma elettorale di Kenny.

IL PREMIER | Kenny esce indebolito da questo referendum, perde una parte di credito politico che gli servirà molto nei prossimi giorni col difficile dibattito sulla finanziaria. Kenny è riuscito a tenere il suo partito unito nel difficile passaggio della legge che ha introdotto l’aborto ma proprio laddove sperava di stravincere ha subito la rivolta degli elettori.

Domenica 6 ottobre 2013