i termini per la conversione scadono il 15 ottobre e manca il passaggio in senato

Irrevocabilità della querela. È lite

in Parlamento si blocca legge sul femminicidio

L'irrevocabilità della querela era stata limitata solo ai casi di minacce gravi e reiterate ma non ai reati meno gravi di stalking e violenza domestica. Una parte del Pd, di Scelta Civica e del Pdl hanno chiesto la soppressione della modifica

di Silvia Tozzi

Laura Boldrini
Laura Boldrini

ROMA | Il decreto legge per il contrasto del femminicidio ha iniziato il suo percorso nell'Aula della Camera, e se ne riparlerà la prossima settimana, quando saranno esaminati diversi emendamenti (sono circa 300, anche se molti sono stati ritirati). Solo ieri i deputati iscritti a parlare erano 38, tutti con mezz'ora a disposizione per intervenire. Il tempo è poco: il decreto va convertito in legge entro il prossimo 15 ottobre, e deve ancora passare al Senato.

LA QUERELA | Una discussione molto accalorata si è avuta sulla questione legata all'irrevocabilità della querela. Durante l'esame degli emendamenti all'articolo 1 del decreto legge sul femminicidio si è formato un fronte bipartisan per abrogare una modifica approvata dalle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia come tentativo di mediazione. Il testo originario del governo stabiliva infatti che la querela proposta è irrevocabile; con un emendamento dei relatori Donatella Ferranti (Pd) e Francesco Paolo Sisto (Pdl), approvato dalle commissioni a fine settembre, l'irrevocabilità della querela era stata limitata solo ai casi di minacce gravi e reiterate ma non ai reati meno gravi di stalking e violenza domestica. Una parte del Pd, capitanata da Michela Marzano, assieme a parte di Scelta Civica, guidata da Adriana Galgano, con alcuni deputati Pdl convinti da Gianfranco Chiarelli, hanno chiesto la soppressione della modifica. La querela non sarebbe più revocabile, quindi, se non di fronte all'autorità giudiziaria, al pm o al giudice, e è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate nei casi più gravi di stalking e maltrattamenti. Alla fine, però, gli emendamenti sono stati respinti.

LA PROPOSTA DELLA LEGA NORD | La Lega è già arrivata con una proposta di Nicola Molteni: niente patrocinio gratuito alle donne vittime di reati, se hanno redditi elevati.

I MOTIVI DELLA LEGGE | «Il decreto legge che andiamo a convertire rappresenta un provvedimento che non è solo la tutela di un diritto, ma punta al riconoscimento della violenza di genere come reato dotato di una sua specificità culturale», ha detto Enza Bruno Bossio intervenendo alla Camera. «Oggi la violenza colpisce la donna che si rende autonoma. Se la donna acquista una sua autonomia e libertà di scelta e di decisione, se si sottrae al rapporto ineguale di possesso, allora scatta la violenza maschile che giunge fino alla distruzione e all'annientamento».

GLI UOMINI | Il nuovo testo è stato emendato anche introducendo il sostegno alle associazioni che si occupano del trattamento degli uomini che si sono macchiati di violenza verso le donne. Ma si punta a non preferire percorso di recupero alla carcerazione degli uomini colpevoli di femminicidio.

Venerdì 4 ottobre 2013