Tanzania avanti sul petrolio e il gas naturale. Al varo la nuova legge sull’industria petrolifera

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Primato africano, assieme a kenya e uganda

Tanzania avanti sul petrolio e il gas naturale
Al varo la nuova legge sull’industria petrolifera

Secondo futuro produttore di idrocarburi a livello regionale, una legge assicurerà che le scoperte petrolifere contribuiscano allo sviluppo economico aiutate da un'amministrazione prudente, severi monitoraggi e regolamentazioni legislative

di Fulvio Beltrami

Una stazione di rifornimento di carburante in Tanzania
Una stazione di rifornimento di carburante in Tanzania

L’Africa Orientale è destinata a diventare uno tra i centri mondiali di produzione di petrolio e gas naturale. Quando le operazioni di estrazione inizieranno nei diversi paesi tra il 2016 e il 2020, l’Africa Orientale assicurerà il 5% della produzione mondiale di idrocarburi. I maggiori produttori regionali di idrocarburi sono: Kenya, Tanzania e Uganda. Dal 2011 è in atto un forte dibattito tra i paesi dell’Africa Orientale e le multinazionali petrolifere su come utilizzare gli immensi giacimenti di petrolio e gas naturale. I paesi africani sono indirizzati verso una produzione che rinforzi l’attuale crescita economica e renda possibile l’industrializzazione delle proprie economie. Le multinazionali occidentali e asiatiche sono indirizzate verso l’esportazione del greggio per rinforzare le loro industrie ed economie. La prima opzione prevede che la maggioranza della produzioni di idrocarburi sia consumata sui mercati interni grazie ad un network regionale di oleodotti e raffinerie. La seconda opzione rientra nel “Business as usually”: importazione di greggio nei paesi industrializzati per soddisfare le loro necessità economiche industriali.

La Tanzania, secondo futuro produttore di idrocarburi a livello regionale, sta finalizzando una legge per assicurarsi che le scoperte petrolifere contribuiscano allo sviluppo economico grazie all’ausilio di un'amministrazione prudente, severi monitoraggi e regolamentazioni legislative. La proposta di legge (National Petroleum Policy) sarà concentrata nelle esplorazioni e produzione di petrolio, vendita e trasporto, trasformazione del greggio nei suoi derivati, importazioni di carburante e distribuzione nei mercati locali. La proposta di legge si concentra sulle attività “midstream” e “downstream”. Le attività midstream includono il trasporto del greggio e la sua lavorazione nelle raffinerie. Le attività downstream includono il marketing e la distribuzione di prodotti petroliferi raffinati. L’obiettivo è quello di emulare l’Uganda e il Kenya che hanno già imposto la commercializzazione regionale per la maggioranza della produzione petrolifera. Il sotto obiettivo è quello di coinvolgere le multinazionali petrolifere nella produzione e consumi regionali rompendo con la politica coloniale di esportazione fino ad ora adottata dalle multinazionali.

La Tanzania ha già una legge simile per quanto riguarda la produzione di gas naturale. “Considerando l’esistenza della legge che regola la produzione di gas naturale, incentrata nelle attività midstream e downstream, la Tanzania ora necessita di una forte legge sull’industria petrolifera orientata nelle attività di mid e donwstream. Questo creerà un enorme impatto per lo sviluppo socio economico del paese”, recita il comunicato ufficiale emesso dal ministero dell’Energia tanzaniano. La proposta di legge (attualmente in discussione nel Parlamento) prevede la creazione di un'industria petrolifera nazionale: Tanzania National Oil Company (TNOC). Questo ente non sarà predisposto alla gestione delle esportazioni petrolifere come normalmente avviene tra la maggioranza delle compagnie nazionali petrolifere africane. Al contrario gestirà le attività di estrazione, raffineria e commercializzazione dei prodotti petroliferi finiti. TNOC sarà anche abilitata a gestire la buona utilizzazione dei profitti petroliferi destinati ad aumentare la già forte crescita economica e a creare benefici per le future generazioni.

Dal 2000 al 2014 in Tanzania sono stati scoperti giacimenti di gas naturale per 50 trilioni di metri cubici e 3,8 milioni di barili di petrolio. Nuove scoperte petrolifere sono attese sia nei giacimenti dell’entroterra che in quelli presenti nelle acque territoriali tanzaniane. La compagnie occidentali, soprattutto americane ed europee, sono contrarie alle politiche protezionistiche adottate dai paesi dell’Africa Orientale e stanno tentando di invertire la rotta per ristabilire il concetto coloniale di esportazione e rivendita di prodotti finiti ai paesi produttori di petrolio. Le recenti sconfitte riportate dalle multinazionali in Uganda rappresentano un serio segnale di allarme. Le multinazionali occidentali potrebbero essere costrette in un prossimo futuro a scegliere tra la collaborazione nella produzione e commercializzazione di idrocarburi a livello regionale e l’esclusione dal lucroso mercato dell’Africa Orientale.

Il governo ugandese ha deciso che il 60% della produzione sarà destinata ai mercati interno e regionale. Solo il 40% all’esportazione in paesi terzi. Le multinazionali asiatiche (soprattutto Cinesi, Indiane e Malaysiane) sembrano accettare la politica petrolifera dell’Africa Orientale. Brasile, Iran, Sud Corea e Russia sono impazienti di entrare in questo nuovo Eldorado petrolifero se le multinazionali occidentali continueranno a boicottare la sovranità della produzione petrolifera. La penetrazione nel mercato di questi nuovi attori è già iniziata in Uganda dove il governo sta scegliendo tra un compagnia russa e una sud coreana per la costruzione e la gestione della raffineria regionale di Hoima (nord Uganda).

Le linee protezioniste sulla industria petrolifera renderanno possibile creare competitive industrie di plastica e oli motore con il supporto tecnico straniero grazie a joint-ventures con importanti aziende dei paesi del Brics, Iran e Giappone. Nonostante i vari tentativi di difendere la linea dura sull’esportazione degli idrocarburi varie multinazionali occidentali stanno già adottando atteggiamenti più pragmatici per non essere escluse dall'importante e strategico mercato degli idrocarburi dell’Africa Orientale. La compagnia francese TOTAL è disponibile a partecipare alle attività produttive secondo il quadro giuridico e gli orientamenti economici dettati dai paesi africani. È inoltre orientata a divenire il leader nella distribuzione e vendita regionale di carburanti e gas naturale per uso civile industriale.

Sabato 23 agosto 2014

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