La depenalizzazione dell'ingiuria

Giustizia Ingiusta

«Giustizia Ingiusta» è il blog di Reteluna.it in cui verranno affrontati temi afferenti al nostro sistema giudiziario comparandolo con i sistemi esteri e affrontando tutte le problematiche che attanagliano la realtà giudiziaria del bel paese. Dalla lentezza della giustizia alle leggi ad personam, dalle ingiuste detenzioni ai reati dei colletti bianchi. Giustizia Ingiusta rappresenterà un excursus nei meandri dei tribunali, dove oggi più che mai la legge non è affatto uguale per tutti.

Federico Di Mambro

Federico Di Mambro
Avv. Federico Di Mambro: diplomato al liceo scientifico "G. Pellecchia" di Cassino, Frosinone, nel 2002, iscritto nel 2003 alla facoltà di Giurisprudenza di Cassino, laureato prima in Scienze giuridiche e poi in Giurisprudenza nel 2009 con tesi in diritto civile, voto 110/110. Pratica forense presso lo studio legale Troiano in Cassino, mediatore civile nel 2010 e abilitazione alla professione di avvocato conseguita il 20 dicembre del 2012. Esercita la professione di avvocato penalista presso il foro di Cassino.

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Lug 25

La depenalizzazione dell'ingiuria

Storie di offese

di Federico Di Mambro

ingiuria, offese

Amici di Reteluna, oggi vi parlerò del recente progetto di legge che ha lo scopo di “depenalizzare” (sottrarre a sanzione penale ciò che prima era considerato reato) alcuni reati previsti e puniti dal nostro codice penale. È entrata in vigore il 17 maggio 2014 la legge N. 67/2014 che prevede la riforma di alcuni reati che non saranno più considerati illeciti penali, bensì illeciti amministrativi, puniti con le relative sanzioni amministrative e civili. Tale riforma riguarda la falsità in atti, la sottrazione di beni comuni, il danneggiamento, ma la mia attenzione vuole soffermarsi su una particolare fattispecie criminosa che riempie i fascicoli dei nostri tribunali: l’ingiuria!

Si sa, noi italiani siamo permalosi, molto legati al nostro onore, ci affanniamo a costruire un'immagine di noi scevra di difetti, apparentemente perfetta, e che per questo non può essere sporcata da offese. In caso di offesa il rimedio è d’obbligo: querela per ingiuria!

Tecnicamente l’ingiuria, secondo quanto stabilito dall’art. 594 c.p., è l’offesa all’onore e al decoro di una persona presente (se assente si configura la diffamazione). Ma che cos’è l’onore e il decoro? ? Trattasi di concetti estremamente variabili, anche perché la linea di confine tra l’illecito ed il lecito (come ad esempio una scortesia o un'impertinenza) è molto sottile. Quello che la norma intende difendere è la dignità della persona dall’attacco posto in essere dall’offensore, tenendo in considerazione il contesto sociale nel quale la frase ingiuriosa sia stata esternata.

È un retaggio del vecchio “codice d’onore”, proprio di quei tempi in cui per un'offesa ci si sfidava a duello a morte! Oggi per fortuna non si muore più per un’offesa, certo è che spesso si finisce in tribunale… per insulti che ci farebbero solo ridere, se non ci fosse da piangere! Offese che con un po’ di buon senso potrebbero passare “inosservate”, invece generano cause che vanno ad ingolfare la già lentissima macchina giudiziaria.

Purtroppo il cittadino italiano ci tiene tanto al proprio onore e decoro, e così via con il valzer delle querele formalizzate per un “cretino”, “carogna”, “cornuto”, ma anche per le espressioni più bislacche: si passa dall’ormai inflazionata “puttana” (che a forza di sentirlo è finito quasi per diventare inoffensivo) a “bagascia” (il termine dà il senso della depravazione più svaccata e spregevole) o “baldracca” (il termine riempie bene la bocca, e se si accentuano le due “c” sembra quasi più offensivo).

Poi passiamo ad insulti omofobi quali “finocchio”, “frocio”, o a quelli legati all’aspetto fisico come “chiattone”, “nano”, o ad epiteti coloriti come “befana” (accentuando il non perfetto aspetto fisico) “ebete” (chi non è dotato di perspicacia) “due di briscola” (gli assidui frequentatori di bar sanno che il due è la carta di minor valore, per cui l’offesa sta ad indicare una persona che non conta nulla), è così via con i vari “farabutto”, “latrina”, “lurido”, ecc.

Noi avvocati dovremmo dotarci di un vero e proprio “dizionario degli insulti” per capire se i termini presenti nelle nostre querele possano risultare “offensivi dell’onore e del decoro” o meno.

Ma come faranno i permalosi italiani di fronte alla depenalizzazione di un reato da loro così amato? A presto.

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