LE RIFLESSIONI DI VINCENZO PUNZO

Donare speranza al futuro...un tema che

si pone al di sopra della sofferenza

Una breve riflessione sulla sofferenza trova ampio spazio in ciascuno di noi: la sofferenza può derivare da una malattia, un lutto, un amore non corrisposto, una fede perduta o mai ricercata, una dignità calpestata da situazione di totale dipendenza

di Vincenzo Punzo

Donare speranza al futuro...
Donare speranza al futuro...

Una breve riflessione sulla sofferenza trova ampio spazio in ciascuno di noi: la sofferenza può derivare da una malattia, un lutto, un amore non corrisposto, una fede perduta o mai ricercata, una dignità calpestata da situazione di totale dipendenza, dalla privazione della libertà per qualche conto con la giustizia. 

Proprio su quest’ultimo aspetto vorrei porre la mia attenzione. Spesso siamo soliti dire, su chi commette reati piccoli o grandi che siano, metteteli in carcere e buttate via la chiave. Si passa così dal dolore alla rabbia, ci si erge a giudici e si danno giudizi ancora prima di una sentenza, come ce lo spiega Alberto Sordi nel film Detenuto in attesa di giudizio del 1971, nel quale l’attore interpreta una persona arrestata e messa in carcere, per un reato tutto da verificare, insieme a detenuti incalliti con varie pene da scontare, dallo spaccio all’omicidio. Quello era solo un film, ma la realtà di oggi è molto più grave, in primis l’affollamento in cui sono costretti a vivere i detenuti, pensate che anche per gli animali che vivono in cattività si crea un habitat conforme alle loro esigenze, eppure, per i detenuti, le pene dovrebbero tendere alla rieducazione, per offrir loro un futuro migliore.

Per fortuna non tutte le carceri sono uguali, per esempio nella casa di reclusione di Volterra vi sono progetti realizzati e messi in pratica cosicché il carcere, da luogo punitivo diventa luogo di reinserimento sociale. Uno di questi progetti è il laboratorio teatrale, grazie all’impegno del registra e drammaturgo Armando Punzo, dal 1988 nasce la Compagnia della Fortezza e molti dei loro spettacoli sono stati insigniti di premi tra i più ambiti nel mondo del teatro.

Vi sono poi altre strutture, come il carcere di Pozzuoli, (NA) il carcere di Rebibbia (Roma) il carcere minorile di Palermo, la casa circondariale Le Novate di Piacenza ecc. che in collaborazione con le cooperative di volontariato si cimentano nella torrefazione del caffè o nella produzione del pane, insegnano mestieri artigianali, forniscono corsi di specializzazione di studi. Tutto questo rende migliore la vita in carcere e dona un biglietto da visita per il futuro reinserimento nella società.

Diceva Fedor Dostoevskij: il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni.

Il mio pensiero va ai tanti bambini che crescono in carcere in quanto figli di madri detenute e alle famiglie dei carcerati. Eppure, la società tende a punire sempre chi è stato in carcere, dovunque vada sarà sempre un ex detenuto, ex mafioso, ex qualcuno… non importa se hanno deciso di cambiare, chi è stato in carcere sarà sempre considerata una persona inaffidabile. Lasciamo aperte le sbarre perchè non si lasci fuori la speranza.

Come si nota vi sono varie tipologie di detenzioni, ma soprattutto di pensiero, di certo chi incappa nella giustizia paga il proprio conto, ma vi sono altrettante persone più -fortunate- che non sono incappate nella giustizia, eppure il loro comportamento nella società lascia poco spazio all’immaginazione: dalle truffe, all’evasione, al potere occulto… di morale neanche a parlarne, quanti di noi sono in linea con l’essere cristiano, e nonostante tutto si è soliti puntare il dito.

Mi chiedo… quale giustizia temere di più… quella terrena o quella divina?

Permettetemi di esprimere tutta la mia gratitudine a quanti si adoperano per donare una vita migliore ai carcerati e alle loro famiglie e un grazie particolare a tutto il corpo della polizia penitenziaria, il loro lavoro si trasforma in missione.

Mercoledì 10 giugno 2020