Europa: opportunità o minaccia?

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intervista a mirko de carli

Europa: opportunità o minaccia?

Sempre più, in bene o in male, per un verso o per l'altro, l'Europa è tema di accesa discussione

di Gianluca Valpondi

Mirko de Carli, consigliere comunale a Riolo Terme e coordinatore del Popolo della Famiglia per il nord Italia
Mirko de Carli, consigliere comunale a Riolo Terme e coordinatore del Popolo della Famiglia per il nord Italia

Ci avviamo a passi spediti verso le elezioni europee di primavera. Vorremmo aiutare i nostri lettori a capirci un po^ di più su questa “cosa” che si chiama Europa. Lo facciamo con Mirko de Carli, coordinatore per il nord Italia del Popolo della Famiglia.

Ciao Mirko, tu di Europa hai cominciato ad occupartene, e in prima linea, molto presto, vero?

Sì carissimo, l'Europa mi ha sempre affascinato sin da quando ero ragazzo.

Ho cominciato ad interessarmene prendendo parte attiva tra i giovani del Partito Popolare Europeo e poi, arrivando ad essere delegato italiano all'interno del Ppe.

Credo che l'Europa sia la prospettiva più importante per un giovane in quanto oggi, in un mondo dominato dalla globalizzazione e da una dinamica di sviluppo internazionale e non più locale, ci sia bisogno di conoscere i processi internazionali e di partire dal riconoscimento che solamente un'Italia dentro al contesto europeo sia capace di fare sinergia con gli altri attori europei e possa avere un ruolo importante riconosciuto e riconoscibile a livello internazionale.

Mi ha sempre affascinato l’Europa anche perché è una costruzione che è nata dopo due Guerre Mondiali con l'obiettivo di realizzare pace e solidarietà e benessere per tutti, la traduzione completa di quel “bene comune” previsto nella Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica e non è un caso che l'abbiano realizzata tre cristiani, tre grandi uomini di buona politica e di fede come De Gasperi, Schumann e Adenauer.

Europa a dodici stelle
Europa a dodici stelle

Ho sotto mano in questi giorni il libro di Mario Mauro “Il Dio dell’Europa” (2007), che ha un capitolo intitolato “La convenienza di stare in Europa”... Ma conviene stare in Europa? Perché?

Conviene stare in Europa, assolutamente sì!

Come giustamente l'amico Mario Mauro dice, nel libro del 2007, che occorre con forza, che l'Europa è un’opportunità e non un problema.

Purtroppo è troppo facile oggi scaricare i nostri problemi sull'Europa, un'Europa che non è democratica, presa da eccessiva burocrazia e “dirigenzialismo” a causa di capi di Stato e di governo che non hanno voluto cedere reale sovranità nazionale all'Unione europea.

Se avessimo un Parlamento europeo veramente capace di esprimere quel principio fondamentale di sovranità europea di cittadini europei e se avessimo realizzato (proposta da fare ma poi bocciata) la Costituzione Europea a tutti gli effetti, noi avremmo dato anima ad un corpo, che oggi è senza respiro e sta rischiando, appunto, di morire celermente.

Quello che è necessario e fondamentale, per fare ricomprendere e riscoprire la bellezza dell’Europa è proprio questo: comprendere che siamo Sovrani e Cittadini dentro ad un Continente che può competere globalmente con tutti gli altri continenti in campo perché da soli, come singoli Paesi, non abbiamo futuro in un mercato globale e in una dinamica sia lavorativa che culturale che vede nella circolazione a livello globale delle idee e dei lavoratori una dimensione che non si può, ovviamente, arrestare.

Cosa ti sentiresti di dire ai “sovranisti euroscettici “?

I sovranisti euroscettici hanno colto un giusto problema, ma danno risposte sbagliate.

Purtroppo oggi, ed è evidente, c'è un problema di Deficit democratico delle istituzioni europee, c'è assenza reale di politiche virtuose a sostegno delle famiglie e quindi dell'economia reale perché il problema esiste ma è affrontato in maniera sbagliata ed un esempio su tutti è la necessità di una minore pressione fiscale per le famiglie, per le imprese soprattutto quelle a conduzione familiare che sono l'asse trainante dell'economia italiana, ed infatti, anziché mettere in campo il quoziente familiare, il reddito di maternità e la cancellazione dell’Irap per le imprese, si realizzano due misure inique ed inefficaci come il reddito di cittadinanza e la “quota 100” per le pensioni, errori enormi che porteranno i sovranisti a perdere tutto il consenso acquisito con la protesta.

Si può essere allo stesso tempo sovranisti ed europeisti?

Assolutamente sì, e noi lo siamo come Popolo della Famiglia, siamo infatti a favore di una piena e compiutamente realizzata sovranità europea, cioè il fatto che finalmente, come avviene nelle democrazie dei paesi che compongono l'Unione europea, siano realmente sovrani i cittadini e che quindi sia realizzata una piena e compiuta democrazia rappresentativa.

Oggi in Europa non è così, perché ancora hanno la stragrande parte dei poteri reali i capi di stato e i capi di governo e purtroppo l'unico organo eletto dai cittadini europei, il parlamento europeo, ha solamente un ruolo consultivo.

Dobbiamo cercare di dare un ruolo e di far sì che la Commissione europea quale Organo di governo diventi un organo a tutti gli effetti rappresentativo della sovranità dei cittadini europei, che sia espressione diretta della volontà elettorale o con un metodo elettorale che si ritenga più opportuno ma che questo si realizzi, e non più espressioni di nomine che avvengono dai capi di Stato e di governo, perché le elezioni di secondo grado, come queste, non danno quel rapporto diretto con l'elettore, e creano sfiducia, malessere e disaffezione verso le Istituzioni come oggi risulta evidente sia accaduto.

Perché un italiano dovrebbe sentirsi cittadino europeo? Si può parlare di sovranità europea?

Perché, oggi più che mai, i valori che hanno animato i padri fondatori dell’Europa sono quei valori che animano chi contesta, all’Europa e al Governo europeo, di non essere democratico e rappresentativo delle istanze popolari e capace di raccogliere il grido di dolore delle famiglie e tradurlo in proposta politica coerente.

Oggi più che mai credo che gli italiani desiderino un'Europa capace di dare risposte ai propri problemi e lo stanno facendo capire in tutti i modi, basta vedere in Francia i “gilet gialli”, scesi a protestare per settimane, in maniera forte e robusta e sono riusciti ad ottenere una variazione della manovra finanziaria da parte del governo della Repubblica francese Macron.

A livello europeo, il voto di maggio sarà un cataclisma in termini di rappresentanza all'interno del parlamento europeo, tale per cui, vedrete, non ci saranno più quegli equilibri che da decenni governano l’Europa ma ci saranno equilibri nuovi e di conseguenza, i cittadini italiani come i cittadini europei, speriamo davvero siano consapevoli di votare in modo tale da cambiare chi governa questa Europa e far sì che chi andrà ad assumere ruoli di responsabilità nel Parlamento europeo e nella Commissione Europea, possa riuscire insieme a quei capi di stato e di governo, penso ai paesi del Patto di Visengrad in particolare, di cambiare il modo con cui si governa questa Europa attraverso un primato della politica sulla finanza e attraverso la realizzazione di riforme dei Trattati e nella realizzazione di una Costituzione europea che metta al centro il tema della Sovranità europea e di una reale democrazia delle istituzioni europee.

L'Unione Europea non ha una Costituzione?

Purtroppo c'è stato un tentativo con la Commissione istituita e guidata da Valery Giscard d’Estaing e c'era anche il vice presidente Giuliano Amato in rappresentanza del nostro Paese, un tentativo affossato poi dai referendum nazionali, in particolare in questo caso anche il primo dei quali si è tenuto in Francia.

Purtroppo si è abbandonata quella strada a inizio anni duemila, per perseguire una strada diversa che è quella di questi ultimi venti anni dove si è affermato il primato del mito Euro e quindi la realizzazione di un'Europa finanziaria e non di un'Europa politica.

I venti di insofferenza popolare di questi ultimi anni hanno ovviamente aperto un dibattito nuovo e le dichiarazioni della Merkel al Parlamento europeo lo hanno confermato in quanto ha ripreso il discorso di Esercito comune europeo, di modifica dei Trattati per realizzare una maggiore Sovranità delle istituzioni europee rappresentativa della volontà popolare dei cittadini europei.

Credo che comunque sia necessario oggi più che mai di riaprire il dibattito sulla Costituzione europea per dare un'anima ad un corpo amorfo a livello europeo e su questo dibattito credo che noi dobbiamo avere il coraggio, e lo diremo in campagna elettorale come Popolo della Famiglia, di riaprire alle radici greco-romane-giudaico-cristiane perché senza radici non si può guardare ad un futuro di prosperità e di benessere per la famiglia europea.

L'Ue ha una politica estera?

Noi abbiamo oggi in Europa un Alto Commissario per gli Affari esteri ed è italiano in questo momento, di nomina avvenuta durante il governo Renzi, precisamente Federica Mogherini, ma purtroppo è un ruolo meramente di carattere istituzionale e di rappresentanza formale, non ha poteri politici sostanziali e reali perché i capi di stato e di governo non hanno avuto interesse fino ad oggi a cedere reale Sovranità sulla politica estera.

Io credo che il tema della politica estera comune sia un tema che vada affrontato a tempo debito, non ora, ora la priorità va data al tema della modifica dei Trattati e all’apertura del processo di realizzazione di una nuova Costituzione europea e poi, successivamente, occorre affrontare il tema della tutela dei confini rispetto al dramma dei flussi migratori incontrollati attraverso una logica di Esercito comune Europeo, che è stato il primo grande dolore inferto ad uno dei padri fondatori, che la propose all'inizio dell'avventura della casa comune europea; poi si potrà affrontare anche il tema della politica estera.

Europa ed Unione europea sono la stessa cosa?

No, non sono la stessa cosa. L'Europa rappresenta, per quanto mi riguarda e faccio una riflessione di carattere personale, rappresenta un humus di valori, di cultura, di tradizioni che non possono non trovare nelle radici greco romane giudaico cristiane la propria forza e la propria caratteristica più importante.

L'Unione Europea è una “costruzione” dell'uomo che per poter ergersi e durare nel tempo ha bisogno di fondamenta solide, faccio un paragone: l’Europa è la terra su cui si costruisce la casa che è l'Unione europea.

È chiaro che se abbiamo una sedimentazione di terra solida, ben disposta con una manutenzione continua la casa può venire su con fondamenta buone e solide, altrimenti al primo movimento sismico la terra della casa crolla, e questo è fondamentale per poter capire qual è il punto principale su cui oggi lavorare come cittadini europei e come governanti europei.

Euro: da lasciare com’è, da riformare o da buttare? E le monete complementari e nazionali? Doppia circolazione (Euro-monete nazionali) o Euro a due velocità? O cos’altro?

Credo che l'euro sia la grande questione su cui oggi lavorare nel medio e lungo periodo, non bisogna pensare che si possa cambiare oggi la moneta unica, cambiare il sistema della Banca Centrale Europea nel giro di pochi anni.

Il tema è: come è sicuramente va cambiato, sicuramente bisogna aprirsi a proposte che non portino a uscire dall'euro gli stati perché questo sarebbe un disastro, ma che possano permettere a questo sistema monetario di potersi riformare per dare maggiore respiro a quegli stati che hanno sofferto per l'euro formato “marco tedesco”.

Le proposte sul tavolo sono diverse, io ho lanciato la proposta delle “due monete”, un Euro del Sud e un Euro del Nord con due Banche Centrali Europee, trasformando la banca europea degli investimenti in Banca Centrale Europea degli stati del Sud, un'idea avanzata da Stiglitz; altri propongono una moneta complementare (che sarebbe anche prevista come ipotesi non contraria ai trattati istitutivi dell'Unione europea) della stessa moneta unica, in circolazione solo per l'Italia (e così per ogni paese aderente all’euro che abbracciasse la proposta) che favorirebbe naturalmente una tenuta maggiore del nostro sistema economico che soffre per questo tipo di moneta gestito in questo modo dalla Banca Centrale Europea.

Sicuramente sono temi da affrontare, come il fatto che la Bce è una banca privata e non è una banca controllata dagli Stati membri.

Questi temi però vanno affrontati nel momento in cui si è capaci di avere “i numeri” ed essere maggioranza nell'Unione Europea, ce lo auguriamo dopo il voto del 26 maggio e di poter avere una Commissione Europea maggiormente sensibile anche sul grande tema, che anche a noi del Popolo della Famiglia sta a cuore, di una piena e compiuta Sovranità monetaria.

Orban: popolare o populista?

Orban è pienamente un leader politico popolare, fa parte del Ppe con il suo movimento politico con cui guida il governo ungherese, Fidez, sta realizzando una politica economica fiscale in Ungheria a sostegno delle famiglie, a sostegno della vita, a sostegno di un mercato del lavoro capace di dare prosperità e benessere a tutti.

Ha dato vita a delle dinamiche positive e proficue nella gestione dei flussi migratori e ha aperto un dibattito in Europa per riaffermare un primato della politica rispetto alla finanza, un dibattito aperto su quella che è la casa comune europea.

Noi del Popolo della Famiglia ci sentiamo gli “orbaniani d'Italia” perché crediamo che in questa alleanza con Orban, troviamo più forza all'interno del contesto europeo, per cui abbiamo ufficialmente aperto un processo di adesione al Ppe e ci siamo pienamente e compiutamente affiancati a tutto quel lavoro che viene portato avanti dai partiti aderenti al Patto di Visegrad dell'est Europa.

Commissione europea, Corte di giustizia europea, Corte europea per i diritti dell’uomo, Banca centrale europea, Parlamento europeo: chi conta veramente, chi decide, chi muove le danze nell’Unione europea? C’è un deficit di democrazia, o no?

Purtroppo in Europa decidono i capi di stato e di governo, non c'è una reale democrazia rappresentativa.

Questo è il grande problema che ho già esposto anche in precedenza e quindi occorre prima di tutto e fondamentalmente partire dalla modifica dei Trattati facendo sì che il Parlamento Europeo abbia un effettivo potere legislativo e non meramente consultivo, la Commissione Europea abbia un potere di reale governo, ma non attraverso un rapporto di sudditanza con i Capi di stato bensì un rapporto diretto con il Parlamento europeo per prevedere una piena e compiuta realizzazione della sovranità dei cittadini, parte dell'Unione Europea.

A quel punto, anche per gli organi di garanzia e giudiziari a livello europeo andrà creato un sistema tale per cui saranno capaci di essere pienamente rappresentativi di un concetto vero di democrazia.

Il 26 giugno 2016, durante l’intervista sul volo di ritorno dall’Armenia, il santo padre Francesco ha dichiarato che «il passo che deve fare l’Unione Europea per ritrovare la forza che ha avuto nelle sue radici è un passo di creatività e anche di “sana disunione”: cioè dare più indipendenza, dare più libertà ai Paesi dell’Unione. Pensare un’altra forma di unione, essere creativi. Creativi riguardo ai posti di lavoro, all’economia. C’è un’economia “liquida” oggi in Europa che fa – per esempio in Italia – che la gioventù dai 25 anni in giù non abbia lavoro: il 40 per cento! C’è qualcosa che non va in quell’Unione massiccia... Ma non buttiamo il bambino con l’acqua sporca dalla finestra! Cerchiamo di riscattare le cose e ri-creare... Perché la ri-creazione delle cose umane – anche della nostra personalità – è un percorso, e sempre si deve fare. Un adolescente non è lo stesso della persona adulta o della persona anziana: è lo stesso e non è lo stesso, si ri-crea continuamente. E questo gli dà vita e voglia di vivere, e dà fecondità. E questo lo sottolineo: oggi le due parole-chiave per l’Unione Europea sono creatività e fecondità. È la sfida. Non so, la penso così». Che ne pensi?

Credo che il Santo Padre volesse intendere, in maniera concreta e pratica, la visione che noi sintetizziamo in quattro parole: Stati Uniti d'Europa.

Credo che sia fondamentale realizzare l'Europa in questi termini, sempre di più, e per quanto riguarda la definizione dei poteri in mano allo Stato stabilire quali siano da delegarne democraticamente, e io credo sia importante definire come priorità la difesa dei confini europei, ed in seconda istanza i problemi riguardanti la politica estera, il debito sovrano della moneta rispettosa della sovranità monetaria degli stati europei altrimenti rimaniamo nel problema della stagnazione problematica italiana.

Bisogna definire il contorno: ciò che deve fare l'Europa è ciò che devono fare gli Stati membri, come avviene per gli Stati Uniti d'America.

Per quanto riguarda la politica economica, credo che non sia compito dell’Unione europea ma compito di ogni singolo stato, che sono gli Organi prossimi a soddisfare le esigenze dei propri cittadini per rispondere ai bisogni reali concreti.

Ancora, papa Francesco, intervistato da Dominique Wolton nel libro-intervista “Dio è un poeta. Un dialogo inedito sulla politica e la società” (2018), alla domanda “Allora cosa mi dice dei migranti che vengono espulsi dall’Europa?”, inizia a rispondere con una battuta: “Se gli europei vogliono restare tra di loro, che facciano dei figli!” Solo una battuta?

Come sempre Papa Francesco esprime in maniera semplice e chiara il concetto di una verità disarmante, ha ragione da vendere quando afferma che “se gli europei vogliono stare tra di loro che facciano dei figli”, perché oggi è “il problema”.

Se non raggiungiamo un tasso di natalità con un trend positivo di almeno due figli per coppia non c'è capacità di produrre economie virtuose e quindi mantenere i livelli di benessere che abbiamo conquistato in questi 70 anni di democrazia a livello europeo. Questo è il punto e occorre capire se lo vogliamo fare, una società che sia capace di mantenere questo livello di bene comune per tutti allora dobbiamo, come famiglia, mettere al primo posto la necessità, oltre che primariamente la bellezza di fare figli altrimenti si sopperisce al problema con i flussi migratori e chi ci ha governato, fino ad oggi, ha purtroppo esercitato questa meschina sostituzione etnica antropologica.

De Gasperi, Schuman, Adenauer: cos’è successo tra la loro Europa e la nostra attuale? Sono essi sempre riferimenti validi o non più? O, come dicono alcuni, non sono mai stati riferimenti validi?

Sono riferimenti imprescindibili perché sono coloro che hanno dato vita alla Casa Comune Europea.

È come pensare, ad esempio in una famiglia, di poter cancellare l'eredità del nonno per poter essere una famiglia migliore.

Se il nonno è stato un buon esempio, capace di dare amore, benessere, prosperità e calore umano alla famiglia, il nonno è un modello a cui ispirarsi come genitore, figlio, nipote e come nonni quando sarà il momento.

De Gasperi, Schuman e Adenauer sono stati buoni padri fondatori che hanno costituito fondamenta solide per l'Unione europea; purtroppo chi è stato “loro figlio, nipote e pronipote” li ha traditi, uno per uno, e ha preferito affermare necessità contingenti rispetto a quelle che erano visioni strategiche di lungo periodo.

Secondo me bisogna ritornare al primato della politica sulla finanza, la logica che dominava il pensiero di questi padri fondatori, e realizzare quello che non sono riusciti a completare, penso alla grande delusione di De Gasperi quando vide fallire il progetto sull’Esercito di difesa comune europeo.

Ripartire dai risultati non ottenuti e dai primi fallimenti dei padri fondatori potrebbe essere un tentativo, buono e sano, di rilancio del progetto europeo che sia capace di ritrovare quella connessione sentimentale con i popoli europei che è imprescindibile perché abbia futuro.

Sabato 15 dicembre 2018

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